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SANITÀ E IGIENE PUBBLICA

È quasi scontato, data la grave crisi sanitaria che da un biennio tutto il mondo sta vivendo, che un capitolo della presente rassegna venga dedicato a un tema ancora così attuale, in merito al quale Venezia, tra l’altro, vanta una tradizione famosa. L’Archivio di Stato veneziano ha del resto già avuto modo in passato di accostarsi alla materia presentando la propria documentazione, nel 1979, quando partecipò all’importante mostra allestita in quell’anno a Palazzo Ducale sulla peste e nel contempo offrì una mostra documentaria sulla difesa della sanità.

Come era naturale per un porto, frequentemente e inevitabilmente colpito da emergenze di questo genere, la città lagunare si dedicò abbastanza precocemente al tentativo di assicurare, per quanto consentito dalle cognizioni scientifiche, la salute degli abitanti, la sicurezza della circolazione delle merci, la prevenzione e il contenimento delle epidemie e anche delle epizoozie.

Ciononostante, più volte la Repubblica e la sua capitale furono flagellate da morbi che non lasciavano scampo. I tentativi di risposta comportarono, nel XV secolo, la previsione e l’organizzazione in due isole lagunari dei famosi lazzaretti dove isolare in contumacia uomini e merci, sotto la ferma supervisione dei Provveditori alla sanità. Molti medici celebri, inoltre, furono attivi a Venezia nel corso dei secoli (vale a ricordarli tutti la figura di Guido da Bagnolo), esercitando la professione presso i domicili dei pazienti o nelle strutture ospedaliere che cumulavano, per i più bisognosi, funzioni di ricovero e cura con quelle di tutela assistenziale.

Sempre fervente fu, per altro verso, il ricorso alla protezione celeste, espresso con la formulazione di voti pubblici nel caso delle calamità più gravi. Lo scioglimento di tali voti si tradusse nella costruzione a Venezia di due celebri edifici sacri: il tempio del Redentore, alla Giudecca, progettato da Andrea Palladio, e quello della Salute, opera di Baldassare Longhena. Due tra le manifestazioni popolari ancora sentite in città sono infatti tuttora dedicate, a luglio e novembre di ogni anno, proprio al ricordo della cessazione degli eventi pestilenziali del 1575-77 e del 1630-31, che tanti lutti recarono alla popolazione veneziana.

Andrea Pelizza

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