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Testamento di Nicolò Tartaglia
1557, 10 dicembre. Venezia
un bifoglio, mm. 223 x 313 piegato
Notarile, Testamenti, b. 89, test. 119
Giunto al termine della vita (morirà di lì a tre giorni), il celebre matematico bresciano non sembra possedere molto: 20 ducati in contanti, 10 in anelli e argenteria, oltre i mobili di casa, qualche credito da riscuotere e «una balla de libri de Paris de diverse sorte […] quali io sto per vendere».
La quota più consistente dell'eredità è data da un rilevante numero di copie delle proprie opere, alcune in giacenza presso un libraio della città natale, legate alla sorella Caterina per un valore di 180 ducati, e molti altri a Venezia, «parte nel mio magazen da basso et parte in una mia camera». Inoltre, la biblioteca personale: «libri de diverse sorte per mio studiare», stimata per un valore di 100 ducati.
Gli esemplari delle opere andranno al fratello Zuanpietro fino a un ricavato di 300 ducati, e lo stesso fratello viene anche istituito erede universale.
Il suo libraio ed editore, Curzio Troiano Navò, «librer all'insegna del Lion in Marzaria, al ponte dei Bereteri», nominato esecutore testamentario, avrà invece il resto degli esemplari e tutta la biblioteca.
Un testamento, questo rogato dal notaio Rocco de Benedetti, che ci consente, a metà del sec. XVI, di affacciarci nella vita di un uomo di scienza, di natali poverissimi, che viveva con i proventi del proprio lavoro intellettuale e di qualche speculazione libraria.
ET
Biblio.: Nenci 2019.
