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I prestiti della Repubblica. Giuramento degli Ufficiali agli imprestiti

1258, 27 giugno. Venezia.

Capitolare redatto tra il 1376 e il 1379, con aggiunte.

Ufficiali agli imprestiti, reg. 2, «Capitolare Ceruleus», c. 1

In età medievale, agli Ufficiali agli imprestiti, magistratura nota anche con la denominazione di «Camera degli imprestiti», era assegnata la gestione di una delle voci principali del sistema finanziario della Repubblica di Venezia, i prestiti obbligatori, ovvero la loro riscossione, il versamento degli interessi maturati nel corso del tempo, la restituzione dei capitali investiti, e il trasferimento dei titoli del debito pubblico. Dell’archivio di questa magistratura si sono conservati in Archivio di Stato di Venezia soltanto dieci registri (capitolari), un catastico del «Monte nuovo», e pochi frammenti dei libri di contabilità. La pagina qui riprodotta propone l’incipit del giuramento degli Ufficiali agli imprestiti del XIII secolo, diviso in successivi 113 capitoli. Istituiti tra il 1224 e il 1252, gli Ufficiali perdurarono fino al 1682, anche se la cura del debito pubblico venne assunta in seguito per gran parte dalla Zecca. Abbandonata l’iniziale strada dei mutui volontari ottenuti dai cittadini per far fronte alle spese straordinarie del Comune («in maxima necessitate costituto») e rimborsati cedendo ai creditori per un certo numero di anni la riscossione di alcune fra le principali entrate cittadine, anche la Repubblica di Venezia come altri Comuni italiani tra l’XII e XIII secolo adottò il sistema dei prestiti obbligatori, proporzionali al patrimonio, in base al quale lo Stato era tenuto al pagamento dell’interesse e di una quota d’ammortamento, impegni di spesa a garanzia dei quali esso finirà in epoca più tarda per destinare una quota parte delle entrate ordinarie, grazie alle imposte sui consumi e sul commercio internazionale. Tra il XII e XIV secolo, i prestiti obbligatori sostituirono quasi completamente ogni altra tipologia d’imposta diretta. A causa della loro quota crescente, della loro alienabilità e trasmissibilità, i prestiti acquistarono ben presto nella vita economica, sociale e politica una funzione di primo piano. Per i cittadini il prestito diventò una forma di investimento di capitali che garantiva un interesse modico, ma relativamente sicuro, simile per certi versi ai moderni titoli di Stato. Nel corso del XV secolo, la politica di terraferma, la frequenza delle guerre con il ricorso a milizie mercenarie, l’invasione turca, spinsero verso una revisione del vecchio sistema finanziario, ristrutturandolo a partire da un’imposta reale a carico degli abitanti di Venezia e del Dogado (la decima), ovverosia adottando un’imposta diretta a perdere generalizzata all’intero corpo dei contribuenti: a differenza dei prestiti obbligatori, la somma versata non veniva restituita e non garantiva alcun interesse. I prestiti forzosi persero così il loro carattere di espediente preferito per far fronte ai bisogni straordinari, finendo per cadere completamente in disuso, fino a quando non risorsero sotto altra forma (Monte Nuovo, Monte Nuovissimo).

PPDM

Ufficiali agli imprestiti, reg. 2, «Capitolare Ceruleus», c. 1

 


Biblio.: Knapton 1995, pp. 371-377; Luzzatto 1961, pp. 29-34; Luzzatto 1963, pp. 5-29, 244-265; Pezzolo 1996, pp. 703-747.

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