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L’ASSISTENZA A VENEZIA

Una forma di assistenza materiale, oltre che spirituale, alle migliaia di indigenti che popolavano Venezia in età moderna era offerta dalla miriade di ospedali e luoghi pii che sorgevano nella città lagunare. In essi trovavano ricovero e una limitata possibilità di cura varie “categorie” di bisognosi, che venivano accolte e qualificate, seppure talora approssimativamente, in base alle specifiche esigenze di tutela. Tali istituzioni, fondate in epoche e circostanze diverse, erano a guida perlopiù laica, esercitata da «congregazioni» di «governatori», patrizi e no, e si reggevano principalmente grazie alle donazioni che molti benefattori erogavano in vita e in morte.

Tra gli organismi più illustri si numeravano i quattro ospedali maggiori (Pietà, Incurabili, Derelitti e Mendicanti) che, come espresso dai nomi, davano ricetto agli esposti, ai sifilitici, ai «febbricitanti» e ai questuanti. In ciascun ospedale venivano accolti però anche «vecchi e vecchie impotenti», «figli» e «figlie»; tra queste ultime spiccavano quelle «di coro», che, formate e dirette da prestigiosi maestri, si dedicavano, nei medesimi ambienti ospedalieri, allo studio e all’esecuzione musicale.

La commistione di cura medica e di forme assistenziali, peculiare delle strutture, verrà sciolta solo in epoca napoleonica, nel primo decennio del XIX secolo, quando prenderà avvio l’applicazione di quei parametri che ancora caratterizzano il contesto socio-sanitario odierno.

A sovrintendere al complesso mondo dell’assistenza veneziana, nel quale operavano, con compiti differenti, anche i Procuratori di San Marco, le Scuole grandi e altre istituzioni benefiche, laiche e religiose, nonché, per certi versi, le corporazioni di mestiere, erano, dalla seconda metà del Cinquecento, i Provveditori sopra ospedali e luoghi pii. Si trattava di una magistratura composta da tre patrizi, incaricati soprattutto di verificare che gli abbondanti lasciti della carità privata trovassero proficuo frutto e non andassero sprecati per malversazioni o illeciti. Essi sovrintendevano altresì alla raccolta delle elemosine destinate a riscattare i veneziani che si trovavano in cattività nelle mani degli «infedeli».

La vigilanza dei Provveditori, però, non fu sufficiente a evitare lo «sbilancio» e lo «sconcerto» degli ospedali maggiori nell’ultimo quarto del Settecento; fino al radicale rinnovamento napoleonico, tali strutture furono dunque costrette a espletare le attività peculiari su scala ridotta e limitata.

Andrea Pelizza

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