7 di 7 - INDIETRO - HOME PERCORSO MOSTRA
Riscatto degli schiavi veneziani
Secc. XVI-XVII
Bifolio cartaceo a stampa, 135 x 190 mm
Compilazione delle leggi, b. 341
Un compito particolare, e, almeno in apparenza, incongruente con i loro interessi specifici, fu nel 1586 affidato ai Provveditori sopra ospedali: quello di soprintendere alla raccolta e alla gestione delle offerte pubbliche e private per il «riscatto degli schiavi». Si trattava di quei veneziani, sudditi veneti o al veneto servizio che fossero stati privati della libertà dai corsari “barbareschi” o da altri avversari collegati principalmente al mondo ottomano, e che mancassero del denaro necessario a riscattarsi.
In questo senso, l’azione dei Provveditori a favore degli schiavi seguiva la medesima strada dell’assistenza caritatevole praticata verso i ricoverati negli ospedali e gli altri assistiti. Quando perveniva una richiesta di contributo, i Provveditori avviavano una complessa istruttoria (un «processo»), tesa ad accertare che l’interessato fosse realmente indigente, veneziano o suddito. Il magistrato disponeva poi una «promessa» economica allo schiavo. Se il riscatto andava a buon fine e il riscattato faceva rientro in patria, era tenuto a presentare ai Provveditori una rendicontazione delle spese sostenute per affrancarsi; questa doveva allegare alcune deposizioni giurate che testimoniassero l’effettività della schiavitù, ma soprattutto il «cozzetto». Si trattava di uno scritto (dal turco hüccet, ossia documento legale), nel quale l’ex-proprietario “turco” certificava che il soggetto era stato suo schiavo e che era stato rilasciato dietro pagamento; il documento doveva essere tradotto da un “pubblico dragomanno”, un interprete ufficiale.
Solo di fronte a tali giustificativi i Provveditori disponevano il versamento all’ex-schiavo della somma «promessa», attingendo alla «cassa schiavi» che amministravano in Zecca.
Dai primi anni del XVII anche un’apposita confraternita, dedicata alla santissima Trinità, collaborò strettamente con i Provveditori, e dal secolo successivo vi si affiancarono i padri Trinitari.
AP
Biblio.: Pelizza 2013, pp. 74-75.
