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I quattro ospedali maggiori

1784, marzo

Disegno legato in registro, inch. su carta, 525 x 710 mm

Provveditori sopra ospedali e luoghi pii, b. 4, filza 8

Tra le più rilevanti strutture assistenziali esistite a Venezia fino al XVIII secolo si numerano sicuramente i quattro ospedali maggiori. Diversi per origine e scopi istitutivi, essi miravano nel loro complesso a costituire una rete di ricovero, cura e tutela per le figure più deboli. Nonostante fossero basati su un ideale caritativo di ispirazione cristiana e al loro interno la cura spirituale venisse affidata ai padri Somaschi, essi erano però a conduzione laica e fondamentalmente privata, e si reggevano su un modello amministrativo che nella «Congregazione dei governatori» di ciascun ente vedeva convivere figure espresse sia dal patriziato sia dalla componente più doviziosa delle famiglie non nobiliari della città. Alla buona gestione complessiva sovrintendeva inoltre la magistratura dei Provveditori sopra ospedali e luoghi pii. Il più antico tra i quattro ospedali era quello della Pietà, fondato intorno alla metà del Trecento da frate Pietro d’Assisi, con lo scopo di raccogliere gli esposti e crescerli al suo interno. Prodotto della stagione della “riforma cattolica” cinquecentesca furono invece gli altri tre ospedali, quello degli Incurabili, principalmente votato alla cura dei sifilitici, quello dei Derelitti (o Ospedaletto), dedito al trattamento dei malati generici e quello dei Mendicanti, destinato dal 1597 a dare ospitalità ai molti che andavano questuando per la città. In ogni istituto, però, trovavano asilo anche «vecchi impotenti», «putti», «putte» e altre categorie di assistiti. Oltre alla forma di governo, erano affini nelle quattro istituzioni le sedi prestigiose e monumentali, edificate da insigni architetti e ornate da grandi pittori; in esse, inoltre, le ricoverate più dotate venivano formate alla musica corale e strumentale e potevano esibirsi, durante le funzioni o in appositi concerti, nei prestigiosi complessi ospedalieri, ai quali presiedevano i più aggiornati maestri italiani ed europei. La gestione di queste strutture entrò in una fase critica nell’ultimo quarto del XVIII secolo, allorché la diminuzione delle elemosine e la contemporanea crisi del complesso sistema creditizio al quale esse facevano ricorso per finanziarsi condusse allo «sbilancio»; per fare fronte alle pretese dei creditori e nel contempo tutelare l’esistenza degli assistiti si aprì allora necessariamente una stagione d’intervento statale, destinata a trascinarsi, con modalità provvisorie, fino alla fine della Repubblica e anche nel corso della prima dominazione austriaca. L’amministrazione napoleonica, insediatasi a Venezia dopo il 1806, rinnovò infine l’intero settore, sostituendo gli antichi ospedali con nuove istituzioni pubbliche, che per la prima volta proposero una netta separazione tra le funzioni di cura medica e quelle caritativo-assistenziali, ponendo così le basi del sistema sanitario contemporaneo. Il disegno proposto, opera dell’architetto Giovanni Pigazzi, fu eseguito in vista di un progetto di «unione dei quattro ospedali» in una struttura di più razionale amministrazione unitaria, che si profilò nel 1784 ma non fu mai concretamente realizzato; esso illustra dettagliatamente gli ambienti dei quattro grandi istituti e le funzioni cui ciascuno era destinato.

AP

Provveditori sopra ospedali e luoghi pii, b. 4, filza 8

 


Biblio.: Vivaldi e l’ambiente musicale veneziano 1978, p. 84; Difesa della sanità a Venezia 1979, p. 75; Semi 1983, pp. 123-124, 132-133, 274; Vanzan Marchini 1985, p. 156; Nel regno dei poveri 1989, p. 252; Guida generale, pp. 1098-1101.

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