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Francesco Petrarca e il dono dei libri a Venezia
1362, 4 settembre
Registro pergamenaceo, 290 x 400 mm
Maggior consiglio, Deliberazioni, reg. 19 (Novella), c. 96r
Ancora oggi a San Marco, nel cuore stesso di Venezia, uno degli edifici più importanti che si offrono allo sguardo in Piazzetta è quello che ospita la Biblioteca Nazionale Marciana. Essa trova sede proprio di fronte a Palazzo Ducale, nello stabile appositamente eretto nel secondo quarto del Cinquecento da Jacopo Sansovino, ispiratosi alle antiche basiliche del Foro romano. La libreria di San Marco nacque come struttura pubblica, di diretta pertinenza del Senato e oggetto di continue premure da parte dei vertici dello Stato, nella consapevolezza che da un’attenta cura dei libri e dalla circolazione del sapere derivassero prestigio e onore per la Repubblica. Se l’origine della Marciana si sostanziò, nella seconda metà del secolo XV, con il lascito liberale dei propri codici a Venezia da parte del cardinale umanista Basilio Bessarione, un precedente episodio, circa cento anni prima, fu sul punto di far pervenire in laguna un importante corpus di manoscritti. Suggestionato dalla prospettiva che, grazie alle autorità della Repubblica, si potesse aprire un luogo di studio e di ricerca per i dotti di tutta Europa, il poeta Francesco Petrarca – legato all’ambito politico e culturale veneziano da importanti amicizie – profilò la possibilità di destinare i propri libri al governo marciano. Il Maggior consiglio, effettivamente, con delibera del 4 settembre 1362 accettò l’offerta alle condizioni poste dall’uomo di lettere, considerando quanto un dono di tale prestigio da parte di «Franciscum Petrarcha, cuius fama hodie tanta est in toto orbe», avrebbe comportato «ad laudem Dei et beati Marci evangeliste ac honorem et famam civitatis nostre», e gli assegnò in cambio l’abitazione – una «non magnam, sed honestam domum» – che aveva richiesto. Com’è noto, però, la donazione non si concretizzò, e anzi dopo qualche anno Petrarca, in seguito a dissapori con esponenti del patriziato e del mondo intellettuale locale, si allontanò da Venezia, accettando invece l’ospitalità dei signori di Padova.
AP
Biblio.: Vianello 1976, pp. 435-451; Zorzi 1987, pp. 11-13; Rico-Marcozzi 2015.