4 di 19 - INDIETRO - AVANTI - HOME PERCORSO MOSTRA
Testamento di Aldo Manuzio
1515, 16 gennaio (1514 more veneto). Venezia
un bifoglio, mm. 220 x 297 piegato
Notarile, Testamenti, b. 1261, test. 812
Scritto dal prete-notaio Nicolò Moravio con sicura mano umanistica, il testamento del letterato romano e celeberrimo tipografo veneziano, al di là della consistenza e della destinazione del patrimonio lasciato, attira il nostro interesse per alcuni aspetti che ci consentono di rivisitare idealmente le principali sedi della sua attività intellettuale, Ferrara, Carpi e Venezia e le relazioni che vi aveva intessuto.
Come esecutori testamentari per le operazioni da tenere nella città estense Manuzio può addirittura nominare, infatti, la «illustrissimam ducissam Ferarie», ossia Lucrezia Borgia, assieme a Gaspare e Bonaventura Beccari, «amicos meos»; nonché, per le disposizioni stabilite a Carpi, Alberto Pio di Savoia, signore della città, e il fratello Lionello, dei quali era stato precettore oltre trent'anni prima, e con i quali aveva intrattenuto intensi scambi culturali. Esecutori, infine, a Venezia, venivano chiamati Giovan Battista Cipelli (Battista Egnazio), letterato, celebre oratore e, in quegli anni, priore dell'ospedale di San Marco per volontà del doge Leonardo Loredan; Daniele Renier (futuro componente del Consiglio di Dieci e poi procuratore di San Marco) e Giovan Battista Ramusio (futuro segretario dei Dieci e celebre autore del trattato Delle navigationi et viaggi), «compatres meos»; infine il suocero, Andrea Torresani da Asola, dal quale aveva appreso l'arte tipografica e suo socio maggioritario nell'azienda.
Erede era il figlio Paolo, che proseguirà nell'impresa tipografica.
ET
Biblio.: Infelise 2007.
