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Le spoliazioni negli archivi veneti. Le traversie della della serie Senato, Deliberazioni, Misti
1437, 2 marzo. Venezia
Foglio di registro in pergamena, 300 x 80 mm
Senato, Deliberazioni, Misti, reg. 60, c. 1
Nei 69 anni in cui la ex-Serenissima, dal suo triste epilogo nel 1797 all’entrata delle province venete nel Regno d’Italia nel 1866, passò di mano fra le grandi potenze europee, inizialmente della Francia, e successivamente finendo nel saldo controllo austriaco, l’immenso patrimonio culturale della città divenne preda del goloso appetito dei conquistatori.
Non solo opere d’arte, ma anche antichi e nuovi documenti partirono verso altre destinazioni. Successive estrazioni si verificarono a opera di rappresentanti francesi e austriaci, e i registri d’archivio iniziarono a viaggiare fra Vienna, Milano e Parigi. Mentre l’imperatore Francesco I dimostrava interesse per la conservazione del patrimonio artistico e culturale della città, con la designazione dei Frari come sede dell’Archivio generale veneto nel 1815 e il definitivo concentramento in esso di tutti gli archivi dell’antica Serenissima ancora conservati, tantissimi documenti ne vennero asportati, nel 1866, alla vigilia della cessione del Veneto, per essere trasferiti a Vienna.
La serie del Senato, Deliberazioni, Misti (1422-1440), ad esempio, tornò ai Frari solo dopo il rientro della deputazione italiana dai negoziati del trattato di pace con l’Austria, nel 1868. Il trattato di Vienna del 3 ottobre 1866, all’articolo XVIII, obbligava infatti l’Austria sconfitta a restituire «les archives des territoires cédés contenant les titres de propriété, les documents administratifs et de justice civile, ainsi que les documents politiques et historiques de l’ancienne République de Venise». Allo scopo di darvi attuazione si riunì a Milano una Commissione italo-austriaca: per la parte italiana parteciparono Luigi Cibrario, ministro e storico piemontese, e Francesco Bonaini, insigne archivista toscano.
L'accordo da questi raggiunto nel 1867 prevedeva che l'Austria si impegnasse a restituire qualunque documento o codice possedesse, asportato da Venezia dall'epoca del trattato di Campoformio in poi. Tommaso Gar, profondo conoscitore degli archivi viennesi e nominato l’anno prima direttore dell’Archivio Generale di Venezia, e Bartolomeo Cecchetti, archivista veneziano e futuro direttore che si era opposto alle ultime depredazioni austriache del 1866 e per questo era stato imprigionato, facevano parte della rappresentanza che si recò a Vienna per ricevere i documenti. Rientrarono così in possesso dell'Archivio di Stato di Venezia serie antiche che andarono a completare quelle già presenti.
SS
Biblio.: Cecchetti 1866, pp. 439-453; Cecchetti 1868, pp. 195-200; Cecchetti 1869, pp. 137-157; Gar 1869, pp. 191-197.
