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La conservazione della memoria e gli archivi veneti. Dispaccio di Francesco Morosini

Dispaccio di Francesco Morosini n. 145 del 19 maggio 1688 in copia ottocentesca, originariamente conservato nella filza 766 relativa al 1688, estrapolato e inviato a Vienna nel 1830

1829, 21 dicembre. Venezia

Fascicolo cartaceo rilegato, cc. 7, 300 x 80 mm, copia ottocentesca ricavata da originale di cc.8

Senato, Dispacci, Provveditori da terra e da mar e altre cariche, filza 766, n. 145

Frutto della passione per gli autografi nata intorno agli anni trenta del XIX secolo fu l’ordine arrivato dalla Cancelleria di Vienna nel gennaio 1829 al governatore del Veneto, conte Johann Baptist von Spaur, di dare disposizioni affinché «vengano cedute tutte le carte superflue (di un tenore possibilmente interessante) che, scritte da uomini o donne illustri, [...] esistessero negli archivi del Governo». Il direttore dell’Archivio di Venezia, Iacopo Chiodo, rispose alla richiesta con un rapporto di sette pagine, nel quale sottolineava le peculiarità dell’Istituto che dirigeva. Plaudeva all’iniziativa, ma aggiungeva che «non può certo quell’importante letterario oggetto, superare il più importante politico amministrativo dell’integrità degli Archivi, sulla quale i diritti del sovrano, e quelli dei sudditi restano fondati». Resisteva, rilevando che i dispacci di uomini politici erano troppo importanti per l’integrità degli archivi per potersene privare. Chiodo prese tempo identificando per la Hofbibliotek «ventisette dei più illustri nomi fra i Magistrati o Generali della Repubblica, i quali godono assolutamente d’una fama Europea», e omettendone altri, a suo dire con una reputazione “municipale”, che piacquero tutti. Fu incalzato e a dicembre dovette replicare che per ogni autografo che Vienna avrebbe ricevuto, sarebbe occorso trarre una copia conforme di documenti di molte pagine, «giacché se alla R. Biblioteca occorre l’autografia, a questa Direzione occorrono gli atti intieri», e perciò per provvedere ad estrarli dalle filze, farne copie autentiche per l’uso dell’Archivio e inviare gli originali occorreva più tempo. Il 4 gennaio 1830 Chiodo consegnò comunque i documenti richiesti al Presidio di Governo Veneto. Benché il trattato di Vienna del 3 ottobre 1866 avesse obbligato l’Austria sconfitta a restituire all’Italia i documenti politici e storici dell’antica Repubblica di Venezia che aveva sottratto, talmente numerosi furono i beni archivistici recuperati in questa occasione, che non stupisce che la raccolta degli autografi non vi fosse compresa: il dispaccio di Francesco Morosini è infatti tuttora conservato nella Biblioteca Nazionale Austriaca a Vienna, nel fondo Handschriften und alten Drucken, ed è descritto genericamente come una lettera inviata da Francesco Morosini a un «destinatario sconosciuto» il 19 maggio 1688, pervenuta alla Biblioteca nel gennaio del 1830.

SS

Senato Dispacci P T M filza 1120 0731 364 r 

 


Fonti: Presidio di governo veneto, Atti, b.526; Presidio di governo veneto, Atti, b.745.

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