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Le spoliazioni di opere d'arte a Venezia dopo il 1797

«Nota di pezzi di pittura e scultura consegnati dal cittadino Pietro Edwards per commissione del provvisorio governo di Venezia alli cittadini commissarii della Repubblica Francese giusto a loro ricevuta del dì 28 fruttifero anno V della Repubblica Francese».

Allegato al trattato originale di pace ed articoli secreti 16 maggio 1797 concluso tra la Repubblica Francese e la Repubblica di Venezia.

1797, 16 maggio

Miscellanea atti diplomatici e privati, b. 77 n. 2190

Rispetto a quella del secolo XVIII, la Venezia odierna si presenta depauperata nel suo patrimonio storico-artistico complessivo in una misura davvero assai rilevante. Ancor oggi la ricchezza della città in ogni senso è di valore incommensurabile, ma in passato essa si presentava sicuramente assai maggiore. Grandi asportazioni di opere pittoriche, di preziosi codici e di magnifici manufatti si protrassero per tutto l’Ottocento, accanto a demolizioni di importanti edifici sacri e privati e a continue vendite all’asta che dispersero nel mondo molta parte di quanto accumulato nei secoli dalle casate patrizie. L’intero assetto urbanistico veneziano fu stravolto da interramenti di canali, dall’imbonimento di vaste aree lagunari, dalla trasformazione indotta dall'edificazione del porto commerciale e della stazione ferroviaria, dalla quale dal 1846 partirono i treni che, varcando il nuovo ponte sulla Laguna, congiungevano la città alla terraferma. Nuovi quartieri di edilizia popolare si diffusero largamente nel tessuto cittadino, mercé la demolizione di quanto preesistente. Le prime asportazioni, però, ebbero inizio non appena fu siglata la pace tra la morente Serenissima e la Francia vittoriosa, nel maggio 1797. Precise disposizioni, infatti, stabilite in articoli segreti allegati al trattato di Milano, prevedevano la consegna ai commissari della Repubblica francese, giunti al seguito della napoleonica Armée d’Italie, di una nutrita serie di «pezzi di pittura e scultura» e di importanti codici che si conservavano nella Libreria di San Marco, mentre veniva fusa buona parte del tesoro della chiesa ducale, per “indennizzare” le forze francesi con i proventi ricavati.

AP

Miscellanea codici diplomatici e privati b 77 n 2190 0012 006 r 

 


Biblio.: Zorzi 1977, pp. 43-55.

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