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COMMERCIO E ATTIVITÀ MERCANTILI

Dedicare un capitolo al commercio, nell’ambito di una selezione documentaria intitolata a una città che proprio su di esso costruì fortuna e ricchezza, appare impresa quasi temeraria. Tralasciando itinerari più remoti e più studiati (accennati trasversalmente in altre schede), qualche proposta toccherà qui pertanto solo alcuni momenti, ritenuti comunque significativi. L’attenzione all’istmo di Suez, traiettoria ineludibile e stimolante verso il vitale traffico con l’estremo Oriente; ma pure le possibilità verso Ponente, in un sempre rinnovato tentativo di non circoscrivere i traffici al solo spazio Mediterraneo e di affacciarsi invece anche alle rotte atlantiche; l’interesse verso le altre realtà italiane, tra cui l’antica rivale, Genova, rappresentata per un certo periodo a Venezia da una figura forse un po’ inattesa nel ruolo consolare.

Anche nell’ultimo scorcio del XVIII secolo, nel momento cioè in cui la parabola politica e le sorti veneziane andavano declinando, non mancarono opportunità di contatto con ambiti non scontati. Il governo marciano valutò infatti l’opzione di stringere nuovi rapporti con paesi agli antipodi tra loro, come i nascenti Stati Uniti e l’Impero zarista, rappresentativi di una sfera geo-politica che si andava ampliando ben oltre il consueto scenario europeo, e prefigurava, in un certo senso, i tempi a venire. Gli approcci non ebbero esiti particolarmente felici, ma restano comunque rilevanti, anche nella memoria archivistica che ne sussiste, poiché attestano da un lato una residua vitalità della Serenissima, dall’altro dimostrano quanto un possibile legame con l’ormai vetusta Repubblica apparisse comunque interessante per le nascenti potenze d’oriente e d’occidente.

La prima motivazione dei trattati che Venezia sottoscrisse con i paesi barbareschi di Tripoli, Tunisi e Algeri e col Marocco, poco dopo la metà del Settecento, a conclusione di una lunga stagione di attriti, fu quella di mantenere libere le rotte commerciali verso e oltre Gibilterra, nel tentativo di cogliere il frutto che i continui conflitti tra le grandi potenze europee parevano offrire, almeno temporaneamente, grazie alla neutralità marciana, alla navigazione mercantile veneta. Quando però le pretese di una rinnovata negoziazione e gli assalti corsari insorsero a turbare, da parte nordafricana, lo status quo, pure il governo della Serenissima si adeguò a ciò che da sempre praticavano gli altri paesi europei, alternando le dimostrazioni di forza delle squadre navali con i tentativi di nuove intese.

Anche in relazione a ciò, la lunga tradizione mediterranea della Serenissima ottenne rinnovata attenzione nel quadro post-unitario, quando si tentò di ripercorrerne le antiche rotte, nell’intento di potenziare la rete di traffici del giovane Stato italiano, e se ne studiarono i protagonisti, magari – come nel caso di Angelo Emo – leggendone le figure con la lente della propugnata proiezione marittima dell’Italia di fine Ottocento.

Andrea Pelizza

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