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Venezia e l’attenzione all’istmo di Suez
1586, 23 luglio
Bifolio cartaceo legato in filza, 190 x 285 mm
Senato, Dispacci, Costantinopoli, filza 23, c. 588
L’istanza di poter collegare velocemente il Mediterraneo con l’Oceano Indiano, al fine di migliorare i traffici commerciali con l’Asia e l’Estremo Oriente tramite una via che risultasse più rapida, sicura ed economica di quella terrestre attraverso il territorio persiano, ma anche del lungo e pericoloso periplo del continente africano, fu precocemente avvertita da Venezia. Il governo della Repubblica sperava infatti di limitare i gravi danni derivanti dall’apertura delle nuove tratte oceaniche, divenute appannaggio di altre potenze europee. Contatti diplomatici furono dunque avviati a più riprese, già tra XV e XVI secolo, con l’Egitto dei Mamelucchi, al fine di valutare lo scavo di un canale che tagliasse l’istmo di Suez e aprisse la strada per il Mar Rosso, ma non si giunse mai a un esito concreto (1504, 24 maggio: Consiglio di dieci, Deliberazioni, Misti, filza 16, fascicolo 80). In un momento successivo, quando le autorità marciane si resero conto del crescente sopravanzare della potenza marittima ottomana, esse guardarono invece con allarme ai propositi di escavazione che si discutevano a Costantinopoli, perché questa avrebbe consentito un celere passaggio alle flotte del sultano e conseguentemente un rapido sopraggiungere di rinforzi nello scacchiere mediterraneo. In questo senso si esprimeva con allarme il bailo – ossia l’ambasciatore alla corte di Istanbul – Lorenzo Bernardo, riferendone tempestivamente alle autorità marciane. Ma il progetto non ebbe per allora esito alcuno.
AP
Biblio.: Fulin 1871, pp. 175-199; Pedani 2011; Farsi storia 2015, pp. 84-85.