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Tutela dei rapporti commerciali. Carlo Goldoni agisce in veste di console della Repubblica di Genova a Venezia

1742, 15 settembre

Bifolio cartaceo legato in filza, 210 x 320 mm

Collegio, Esposizioni Principi, filza 128

Carlo Goldoni (1707-1793), il famoso commediografo veneziano, nel corso della sua lunga vita non fu impegnato solo nella creazione teatrale, ma svolse anche molteplici altre attività. Oltre a prestare servizio nelle cancellerie criminali di Chioggia e poi di Feltre, e a esercitare in seguito saltuariamente l’avvocatura (si era laureato in legge a Padova), tra 1740 e 1744 ricoprì anche la carica di console della Repubblica di Genova a Venezia. Goldoni era legato a Genova da molteplici canali: genovese era il capocomico Imer, con la compagnia del quale egli sovente collaborava; proprio durante una trasferta nella città ligure, nel 1736, il non ancora trentenne Carlo aveva conosciuto e sposato in San Sisto Nicoletta Connio, una genovese di dieci anni più giovane di lui, con la quale rimase congiunto sino alla morte.

Il ruolo consolare di Goldoni si espresse soprattutto nella tutela dei rapporti commerciali che i mercanti liguri intrattenevano a Venezia – in merito ai quali relazionava diligentemente le autorità genovesi in frequenti relazioni, oggi conservate nell’Archivio di Stato di Genova –, ma talvolta dovette applicarsi pure a situazioni più complesse e incresciose. Nel settembre 1742 egli presentò «alle porte dell’eccellentissimo Collegio» (l’importante organismo veneziano deputato a intrattenere i rapporti con i paesi esteri) un memoriale, relativo all’atroce fatto di sangue commesso a Genova da un suddito francese ai danni della fidanzata, un vero e proprio “femminicidio”, per utilizzare un termine odierno. Attirata la poveretta, che attendeva da lui un figlio, in una spiaggia appartata, col pretesto di imbarcarsi insieme e fuggire, un certo Reineau l’aveva invece uccisa e derubata, buttandone il cadavere in mare. Ma le onde avevano restituito il corpo, e le autorità erano riuscite da certi indizi a risalire all’uccisore, che si era tuttavia rifugiato su un mercantile veneto ancorato in porto. Su richiesta del governo di Genova, il console di Venezia presso quella Repubblica aveva però fatto consegnare il reo al tribunale locale, non volendo che la bandiera veneta facesse da scudo a un assassino. Con il suo memoriale, redatto nei termini di un abile esercizio di diplomazia, Carlo Goldoni fece sì che il governo veneziano ratificasse l’operato del suo console, lasciando che la giustizia genovese prendesse in carico l’omicida e preservando così l’armonia in essere fra le due Repubbliche.

AP

Collegio, Esposizioni Principi, filza 128

 


Biblio.: Belgrano 1882, pp. 47-48; Belgrano 1883, p. 11; Fogli sparsi 1885, p. 7; Corrispondenza diplomatica 1932, p. 203; Goldoni 1956, p. 883.

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