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Venezia, il Lido e la Laguna nelle foto di Borlui
1952-1956 c.a
Archivio fotografico Borlui
L’Archivio di Stato di Venezia custodisce anche importanti testimonianze fotografiche del Novecento, e in particolare l’archivio Borlui. Luigi Bortoluzzi (1908-1998) fu un fotografo veneziano, attivo soprattutto nel reportage giornalistico, noto con il nome d’arte di Borlui. Nel corso della sua lunga esistenza si distinse per la collaborazione con il quotidiano locale “Il Gazzettino”, grazie alla quale poté fornire un’accurata e copiosa testimonianza visiva sullo sviluppo e sulla trasformazione sociale dell’intero Veneto nei cruciali decenni compresi tra il secondo Dopoguerra e i primi anni Ottanta. Fu altresì attivo in servizi di sport, di costume e di cronaca mondana, immortalando personaggi del jet-set internazionale in visita a Venezia, oppure personalità, attori e registi convenuti al Lido in occasione dell’annuale Mostra del Cinema. Ebbe anche modo di manifestare una particolare attenzione al paesaggio e al territorio: ne sono esito numerose e spettacolari riprese aeree, ma anche le impressionanti inquadrature della Valle del Piave e di ciò che restava di Longarone dopo la tragedia della diga del Vajont, nel 1963. Prodotto dell’attività di fotoreporter di Borlui sono le migliaia di negativi e positivi che egli custodiva nel suo archivio, oggi confluiti in varie sedi e istituti di conservazione, specie a Venezia e a Treviso. Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali acquistò dagli eredi il fondo di pertinenza, consistente in circa 200mila negativi di vario formato e in alcune decine di migliaia di positivi su carta, e lo destinò all’Archivio di Stato di Venezia; nel 2012 l’Istituto ne propose al pubblico un assortimento nella mostra “Venezia Cinquanta. Immagini dal fondo fotografico Borlui”, curata da Giovanni Caniato e Daniele Resini.
Le due foto di Borlui prospettano situazioni molto diverse della vita veneziana, nella stagione dell’ultimo ciclo vitale della città – quello che è stato definito, appunto, dell’«ultima Venezia» – prima del crollo verticale della popolazione e della consacrazione esclusiva all’economia del turismo. Una straordinaria veduta aerea illustra le spiagge del Lido, con lo sfondo di Venezia, delle isole di San Lazzaro e di San Servolo e della lontana terraferma fino alle Dolomiti. È possibile datarla, con una certa approssimazione, a un momento di poco successivo al 1952, anno di edificazione della nuova facciata del Palazzo del Cinema, visibile in primo piano. Nel novembre 1966 le capanne della spiaggia Excelsior, presenti nella foto, furono comunque completamente travolte dalla eccezionale mareggiata, per essere poi ricostruite in forma diversa. La seconda ripresa, invece, documenta una delle periodiche e suggestive “ghiacciate” cui andava soggetta la Laguna in inverni che erano notevolmente più rigidi degli odierni; forse si tratta del 1956, che le cronache ricordano come particolarmente severo nella stagione fredda. Le due imbarcazioni rimaste intrappolate nella morsa appartengono a epoche successive del trasporto commerciale acqueo veneziano: in un contesto degno della banchisa polare, un moderno “mototopo” con la livrea delle “Aziende chimiche Vittorio Barbini”, già motorizzato, sembra infatti tentare il recupero e il rimorchio di una più datata “peata”, storica imbarcazione lagunare condotta a remi.
AP
Biblio.: Venezia Cinquanta 2012; FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano della Provincia di Treviso; L’ultima Venezia 2015.