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Il patriziato veneziano. Libro d’arme
Sec. XV
Miscellanea codici, Serie I (Storia veneta), 36
Il ceto patrizio mantenne il potere politico esclusivo a Venezia ininterrottamente per secoli, precludendo anche formalmente a ogni altro, con un complesso ordine di riforme attuate tra la fine del sec. XIII e l’inizio del successivo (la «Serrata»), l’accesso a tutti i consilia e officia, insomma al governo della Repubblica. L’elettorato attivo e passivo, per usare un termine odierno, rimase così unicamente ed ereditariamente nelle mani di quelli che tra loro si definivano semplicemente con l’appellativo di nobilhomeni. Non si trattava infatti, com’è ben noto, di un’aristocrazia di origine feudale e militare, un ordine di bellatores che derivava beni e titoli signorili da un sovrano; era invece un gruppo sociale costituito dalle famiglie, anche di origine molto antica (si parlava addirittura di case «apostoliche» ed «evangeliste»), che si erano stanziate nel cuore del territorio lagunare e avevano dato origine al primo nucleo della struttura rivoaltina. Ricchezza ed elevazione derivavano soprattutto dall’intrapresa mercantile che fin dai tempi remoti si era sviluppata verso il Levante, punto di riferimento lontano ma sicuro in contrapposizione all’inquieto entroterra. Formalmente eguali tra loro, tutti riuniti nel corpo sovrano del Maggior consiglio, che con il Senato esercitava la «giustizia distributiva», ossia eleggeva ai tanti consigli e uffici della Repubblica, in realtà i patrizi, specialmente in età moderna, differivano molto per censo e peso politico. Negli ultimi secoli della Serenissima si giunse a distinguere, nelle considerazioni dei trattatisti, tra le doviziose case appartenenti all’ “aristocrazia senatoria”, che esercitavano l’effettiva egemonia sullo Stato, e quelle dotate di minori fortune, talora addirittura sussidiate con fondi pubblici per sopravvivere, che costituivano una sorta di “massa di manovra” nel corso delle continue votazioni che connotavano il sistema veneziano. Durante la lunga vita della Repubblica, accanto a elementi più scialbi, il patriziato seppe esprimere figure di grande capacità politica, diplomatica, militare e amministrativa, eminenti personalità di scienziati, letterati e musicisti, ed esercitò in tutti i settori una funzione di committenza culturale di altissimo livello. Gli stemmi dei nobiluomini veneziani venivano spesso raccolti in compilazioni private e libri d’arme più o meno decorati; quello proposto risale al sec. XV.
AP
Biblio.: Chojnacki 1997; Raines 2006; Gullino 2015.
