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La sede del potere. Gli incendi di Palazzo Ducale e gli archivi

1574 e 1577

Registro pergamenaceo, 320 x 460 mm

Cerimoniali, reg. 1, c. LIIr e LXIIIIv

Nel corso della sua esistenza, Venezia fu spesso preda di gravi incendi, che arrecarono pesantissimi danni a vaste zone della città e ai monumenti. Nel XVI secolo, in particolare, Palazzo Ducale e l’area marciana furono colpiti in un breve spazio temporale da due pesantissimi eventi di questo genere: nel maggio 1574 e nel dicembre 1577, probabilmente per imprudenza e trascuratezza nell’uso dei camini, le più importanti sale del primo, con le tante preziose opere d’arte che contenevano, furono ridotte in cenere, come venne accuratamente descritto nei Cerimoniali. Le fiamme furono estinte dagli arsenalotti, prontamente e intrepidamente accorsi, «quali si adoperorono con molto valore et ardire, non havendo havuto rispetto si può dir di andar nell’istesso fuogo per smorzarlo»; alcuni addirittura «si fecero legar con una corda et calar dove era il fuogo, et con l’aqua che era loro data fecero buonissimo effetto». Le maestranze non vollero però poi accettare alcun donativo in premio dell’intervento, «dicendo che non solo erano tenuti d’impiegar l’opera loro, ma la propria vita ancora». Nei mesi successivi, mentre la ricostruzione procedeva celermente sotto la direzione di tre nobili appositamente eletti e un nuovo arredo pittorico sostituiva quello distrutto, a causa della rovina apportata dal fuoco e della minaccia di crolli, il Senato stabilì che i principali consigli della Repubblica si sarebbero dovuti radunare temporaneamente nelle ampie sale dell’Arsenale, appositamente apprestate, fino alla completa conclusione dei lavori di ripristino.

Gli incendi del 1574 e del 1577 furono tragici anche per gli archivi, per la Repubblica tesoro non meno importante di affreschi e dipinti: «in particolare andarono allora perduti i primi quattordici registri cartacei delle deliberazioni del senato (“misti combusti”), escluso un frammento, le serie di filze delle stesse deliberazioni e quelle dei dispacci di ambasciatori e pubblici rappresentanti fin verso la metà del sec. XVI, salvo poche eccezioni. Nel 1577 bruciarono anche molti protocolli notarili (“scritture dei notai morti”) fin verso la metà del Cinquecento» (Guida 1994). Di fronte al dilagare delle fiamme, erano stati «con quella maggior prestezza che fu possibile levati dalli segretari et altri dell’ordine della Cancellaria et anco da molti nobili, avocati et diversi altri cittadini che si trovorono in Palazzo, li libri, filze, processi et scritture che si trovavano in Cancellaria nelli cancelli et banchi, quali tutti furono aperti et dissicati, et etiam li libri, filze, processi et altre scritture ch’erano nell’offizio degli eccellentissimi signori Capi, et di sopra della soffitta et altri luoghi reconditi dell’illustrissimo Consiglio di X». Distribuiti provvisoriamente tra varie sedi, i documenti nella confusione erano andati in parte inevitabilmente dispersi, «ma però li libri delle parti cosi dell’eccellentissimo Consiglio de X, come dell’eccellentissimo Consiglio Maggiore et Senato furono ritrovati, et ritornati nelli luoghi suoi».

AP

Collegio Cerimoniali Registri reg 01 0133 066 r    Collegio Cerimoniali Registri reg 01 0158 078 v

 


Biblio.: Franzoi 1990; Guida generale, p. 870; Venezia in fumo 2006.

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