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I luoghi della Zecca. Vendita da parte del doge Ordelaffo Falier di un terreno a San Bartolomeo dove un tempo si batteva moneta
1112, settembre. Rialto.
Pergamena, 343 x 726 mm
Miscellanea ducali ed atti diplomatici, b. IV, B1
Dove fosse ubicata la Zecca nella prima fase della storia monetaria veneziana è attestato con relativa certezza da questo atto di vendita stipulato nel settembre del 1112 tra il doge Ordelaffo Falier, «Venetiae ducem et imperialem protosevaston», da una parte, e Vitale Basilio, i fratelli Domenico, Basilio, e Ottone, figli di Domenico Basilio, dall’altra. Oggetto della transazione è un lotto di terreno, di proprietà pubblica, «ubi antiquitus usque modo nuper nostra fuit et laborabatur moneta, sicut est sita in confinio Sancti Bortholomei». Il prezzo della vendita, già pagato, è fissato in 2.000 lire, impiegate parte per finanziare la missione diplomatica del patriarca di Grado, Giovanni Gradenigo, presso l’imperatore di Costantinopoli, parte per la spedizione del giudice Andrea Michiel comandante di una flotta, ed infine per saldare un debito con Domenico Polani, al quale sembra fossero dovute ancora 870 lire per il terreno. Secondo l’ipotesi di Alan Stahl, il terreno menzionato nel documento si trovava probabilmente lungo il canale della Fava, tra le chiese di San Bartolomeo e San Salvatore. Un segno di continuità della presenza tradizionale di una zecca in questo luogo è dato probabilmente dal fatto che quando nel 1264 avvenne la prima edificazione in legno del ponte di Rialto fu denominato «Pons de moneta», stando a quanto narra Andrea Dandolo nella sua cronaca. Il documento qui presentato non chiarisce da quanto tempo la Zecca fosse operativa a San Bartolomeo, né quale dovesse essere la sua destinazione dopo la vendita del terreno. Fino al XIII secolo non esiste altra documentazione riguardo alla collocazione della Zecca. Le due rive realtine continueranno tuttavia a svolgere un ruolo importante anche per quanto riguarda la monetazione: basti pensare che la fonte più comune d’importazione di metallo prezioso era costituita dai mercanti tedeschi (termine generico col quale si designava chiunque provenisse dal nord delle Alpi), i quali appena giunti in città dovevano recarsi presso il Fondaco situato sul lato di San Marco del ponte di Rialto, dove avevano tempo due giorni per dichiarare ai Visdomini, i direttori della struttura, tutto l’oro e l’argento posseduto. Espletate tali pratiche, i mercanti potevano portare l’argento e l’oro alla Zecca, oppure decidere di venderlo alle aste che si tenevano due volte al giorno al mercato di Rialto. In tal modo, il primo e principale controllo dei movimenti di metallo prezioso era esercitato da funzionari statali che avevano i loro uffici a Rialto: officiales auri (stimatori dell’oro), officiales argenti.
PPDM
Biblio.: Buenger Robbert 1995, 409-412; Pozza 1994, pp. 45-49; Rossi 2012, p. 24; Stahl 2008, pp. 453-459.