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Testamenti di Giovanni Dario
1489, 30 aprile; 1492, 1 marzo; 1493, 1 ottobre. Venezia
un foglio, mm. 221 x 296; un foglio mm. 224 x 300; un foglio mm. 222 x 299
Notarile, Testamenti, b. 1066, testt. n. 80 e n. 71; b. 1183, n. 248
Sono tre i testamenti dettati negli ultimi cinque anni di vita da Giovanni Dario, che morirà il 12 maggio 1494. Complesse e non ancora ben note le controversie successorie che originarono. L'ultima cedola, rinvenuta tra le carte del defunto e subito aperta, ma non “pubblicata”, sarà formalmente “rilevata per grazia” (per modo subventionis) solo nel 1522, anche se la relativa procedura era stata avviata sin dal 1508. Ricorrente è il rispetto verso la compagna, «Chiara mia de caxa», trattata da moglie a pieno titolo, anche se mai sposata, «che deve rimanere signora della casa» (Tiepolo), ossia del celebre palazzo di San Vio sul Canal Grande; altalenante la posizione nei confronti della figlia, dapprima esclusa dalla successione (in quanto già titolare di una dote di mille ducati a lei destinati dalla Signoria, per i meriti conseguiti dal padre), poi legataria di altri mille ducati paterni, infine erede residuaria insieme al cugino. Disposta anche l'affrancazione degli schiavi presenti in casa, ma dopo dieci anni di servizio domestico. Suddito greco (di Candia) della Repubblica, notaio in patria e presto assunto nelle Cancellerie veneziane dell'isola (dapprima a Sitia, poi nel capoluogo), Giovanni Dario giunse pochi anni dopo a Venezia, dove si inserì ai più alti livelli nella Cancelleria ducale. Nel ruolo di segretario del Senato gli furono affidati molteplici, rilevantissimi incarichi diplomatici in Oriente, nei quali seppe destreggiarsi con innegabili doti derivanti da inconsueta abilità personale ed elevata capacità di intuizione. «Personaggio affascinante e per certi aspetti ancora misterioso, circondato da tante leggende riguardo ai suoi legami con l'Oriente, la cultura, l'adesione all'Umanesimo [...]» (Tiepolo 2002), Giovanni Dario resta una figura chiave nella Venezia della seconda metà del Quattrocento.
ET
Biblio.: Tiepolo 2002.

