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Il Maggior consiglio stabilisce che il numero massimo di medici pagati dal Comune sia di 12 fisici e 12 chirurghi
1324, 18 ottobre. Venezia.
Registro pergamenaceo, legatura in assi, 467 x 340 mm
Maggior consiglio, Phronesis, reg. 15, c. 140v
Nel 1324 il Maggior consiglio dichiarava che i medici salariati del Comune dovessero essere 11 fisici e 17 chirurghi; l’intento sarebbe stato quello di accrescerne il numero, ma problemi di carattere finanziario facevano propendere per non gravare maggiormente sulle casse dello Stato, perciò venne concordato che il numero massimo di medici pagati dal Comune fosse di 24: 12 fisici e 12 chirurghi, per fare in modo che la spesa annua (corrispondente a 148 lire di grossi per ciascun medico) non superasse quella prevista di 3.000 lire di grossi. Già agli inizi del XIV secolo l’attenzione verso l’aspetto sanitario indusse lo Stato veneziano a prendere alle proprie dipendenze un certo numero di medici; prima di conseguire l’idoneità al servizio pubblico, essi dovevano ricevere l’approvazione ogni anno dal Senato e dal Consiglio dei quaranta. Come riportato da B. Cecchetti, probabilmente tutte le principali città dello Stato veneto avevano dei medici stipendiati e cercavano di assicurarsi quelli di maggior fama. I medici svolgevano la loro attività nelle botteghe e in alcuni casi il governo ne concedeva l’uso senza il pagamento dell’affitto, per ricompensarli della loro opera umanitaria. Come riportato in un documento del 9 aprile 1350, il chirurgo Zanoto, nipote del fu maestro Gualtieri, prestava soccorso nella propria casa e nelle sue botteghe a San Moisè e a San Vito a chiunque ne avesse avuto la necessità, anche a persone povere che non erano in grado di pagare la prestazione. Per questo motivo il governo gli assegnò 20 soldi di grossi in aggiunta ai 40 di stipendio che percepiva. In realtà, in alcuni casi, l’attività medica veniva svolta anche illegalmente. Il governo in diverse occasioni aveva concesso ad alcuni medici, per grazia, di svolgere l’attività, senza che fossero stati esaminati dal Collegio, ma in data 11 novembre 1384 si presentarono, davanti al Doge e alla Signoria, il Priore con due medici fisici e fecero le loro rimostranze, adducendo come motivazione il disonore causato al Collegio e il pericolo che correvano i malati nel farsi curare da medici incompetenti. Il Maggior consiglio stabilì perciò che coloro che avevano ricevuto la grazia dovessero comunque superare un esame davanti al Collegio.
TC
Biblio.: Cecchetti 1883, p.254, pp. 370-371; Migliardi O’Riordan Colasanti 1979, p. 84.
