7 di 19 - INDIETRO - AVANTI - HOME PERCORSO MOSTRA
I problemi sanitari legati all’approvvigionamento idrico a Venezia
Pozzo situato nel chiostro della Santissima Trinità nell’ex convento francescano dei Frari
Il governo veneziano si trovò a dover affrontare il problema sanitario sotto diversi aspetti. Fin da quando vennero fondati i primi insediamenti nella laguna, i veneziani dovettero fronteggiare il problema del rifornimento idrico. Riuscire a rifornire la città di acqua dolce e pulita significava anche occuparsi di un importante tema legato alla salute pubblica. La soluzione prescelta fu quella di realizzare delle cisterne di raccolta dell’acqua piovana, che veniva convogliata nei pozzi pubblici. Per la realizzazione delle cisterne, a cui provvedevano gli Avogadori di Comun, fu adottato un particolare sistema, che prevedeva lo scavo di una cavità di forma quadrata di circa 13 metri di lato e di 4 o 5 metri di profondità che veniva poi isolata dalle infiltrazioni di acqua salmastra con dell’argilla. La cisterna veniva poi riempita con della sabbia che aveva il compito di purificare l’acqua e al centro veniva posta una lunga canna che dal fondo arrivava alla vera da pozzo. Sotto la pavimentazione si costruivano 4 cassoni visibili per le bianche forine, di solito in pietra, che raccoglievano l’acqua piovana assieme a quella convogliata dai tetti mediante pluviali e tubazioni sotterranee. In alcuni casi si adottò la soluzione più semplice di sopraelevare la cisterna rispetto al livello del campo, per fronteggiare le alte maree. Al suono delle campane gli abitanti di Venezia in determinati orari del giorno si recavano ai pozzi per attingere gratuitamente il quantitativo quotidiano necessario alla loro esistenza, mentre le famiglie benestanti possedevano dei pozzi privati all’interno dei loro palazzi. Il pozzo situato all’interno del chiostro della Santissima Trinità che fa parte dell’ex convento dei Frari, oggi sede dell’Archivio di Stato di Venezia, veniva utilizzato per il rifornimento di acqua dei frati, ma essi acconsentirono che venisse utilizzato anche dai cittadini che dimoravano nelle vicinanze. Quando nel 1486, in seguito alle difficoltà economiche e sociali dovute alle epidemie e alle carestie, venne istituita in modo permanente la magistratura dei Provveditori alla sanità, a cui spettava la salvaguardia della salute pubblica, venne loro affidato anche il compito di provvedere al mantenimento dell’igiene dei pozzi attraverso opere di consolidamento e pulitura delle cisterne e di pulizia del suolo pubblico. L’uso dei pozzi perdurò fino a tutto l’Ottocento, ossia fino al completamento dell’acquedotto, simbolicamente inaugurato nel 1884 con la realizzazione di una grande fontana provvisoria in Piazza San Marco. L’acquedotto, raccogliendo le acque, inzialmente del Canale della Seriola, poi delle sorgive di Sant’ Ambrogio (in provincia di Treviso), ritenute più pure, le conduceva tramite un tubo posto sul fondo della laguna sino ai Moranzani (vicino a Fusina), per convogliarle infine a Venezia.
TC
Biblio.: Del Rio 2015, p. 203; Vanzan Marchini 2011, pp. 17-18, p. 38.
