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Monumento funebre di Guido da Bagnolo collocato nel chiostro della Santissima Trinità all’interno dell’ex convento francescano di Santa Maria Gloriosa dei Frari, oggi sede dell’Archivio di Stato di Venezia
Lungo il perimetro murario del chiostro della Trinità, rimane ancor oggi traccia delle un tempo numerose sepolture di membri di famiglie patrizie e di confratelli. Fra queste spicca per le dimensioni ed il buono stato di conservazione il trecentesco monumento funebre di Guido da Bagnolo, che fu un insigne medico e consigliere del re di Cipro Pietro I; era originario probabilmente di Bagnolo, dove la famiglia aveva dei possedimenti, o della città di Reggio. Il monumento funebre, in forma di edicola, lo ritrae inginocchiato davanti alla Vergine incoronata, seduta in trono e con il bambino in braccio, con accanto in piedi, con mitra e pastorale in mano, san Prospero, vescovo e patrono di Reggio. Non si conosce la sua precisa data di nascita, che si ipotizza tra il 1320 ed il 1325. Era sicuramente di nobili origini: il padre era Filippino degli Scopoli e la madre era figlia di Guido Gazzata (o da Gazzata, o della Gazzata). Non si hanno molte notizie sulla sua vita giovanile, sugli studi compiuti e sui primi anni della sua attività di medico, anche se si può supporre, dalla particolare attenzione che egli dimostrò per Bologna nel suo testamento, che i suoi primi passi siano avvenuti in quella città. Prima della sua morte, Guido aveva redatto due testamenti, il primo nel 1349 a Reggio e il secondo il 12 ottobre 1362 a Nicosia, con cui aveva disposto, fra l’altro, che se la figlia Aloisia fosse morta prima del matrimonio, con i suoi beni dotali si sarebbero dovute comprare delle terre, i cui proventi si sarebbero dovuti distribuire a Bologna «inter pauperes scholares». Aloisia morì prematuramente e con il ricavato venne istituito un collegio con lo scopo di mantenere presso lo Studio bolognese gli studenti poveri reggiani. Non si hanno notizie sul modo in cui Guido riuscì ad acquistare la fama di medico insigne e sul motivo per cui si recò a Cipro. Alcune informazioni le possiamo desumere dall’epitaffio metrico collocato sotto l’edicola del suo monumento funebre. Giov. degli Agostini, nella sua storia degli scrittori veneziani, così lo ha trascritto e pubblicato nel 1752:
Physicus hic Regis Cypri Regnique salubre / Consilium fuit, solers scruptator Olympi, / Gesta ducum referens, et sic sermone disertus. / Philosophia triplex queritur sua damna. Quis unquam / Par sibi veniens lustrabit tot laudibus evum? / Hic studiis hausit quicquid Parnasia rupes / Intus habet. Secum virtus humana sepulta est. / Quem de Bagnolo cognomine Guido vocarunt / A patria Regi, Saxum tenet ossa. Locatur / Mens superis, mundo vivax sua fama sedebit.
Dalle prime parole dell’iscrizione apprendiamo che fu medico e consigliere del re di Cipro, come è anche attestato in altri documenti. R. Livi, nella biografia di Guido, analizzava l’iscrizione e ne traeva delle ipotesi interpretative: le parole «solers scruptator Olympi» potevano far pensare che fosse anche astronomo o astrologo. Tra i libri che egli ha lasciato ci sono, infatti, diverse opere su tali argomenti, e non era raro che a quei tempi i medici si occupassero anche di astrologia. L’informazione fornitaci dalle parole «gesta ducum referens» faceva credere che egli fosse stato autore di cronache; questa ipotesi venne avvalorata dalla spiegazione del Panciroli, che parlando del sacco dato a Reggio nel 1381, ci riferiva che Pietro Gazzata utilizzò come modello per i suoi scritti due volumi di cronache scritti appunto da Guido da Bagnolo. Le parole «sermone disertus» potrebbero condurre all’idea che fu un buon oratore: questo è dimostrato dal successo delle relazioni diplomatiche condotte per il re di Cipro. Le parole «Philosophia triplex quetitur sua damna» e «Hic studiis hausit quicquid Parnasia rupes intus habet», potrebbero far supporre che si fosse occupato anche di filosofia e di poesia, a meno che il riferimento al Parnaso non fosse inteso in senso più ampio, come sede di tutte le muse. Da un inventario redatto nel 1380, dopo la sua morte, che elencava i volumi della sua biblioteca privata, possiamo dedurre quali fossero i suoi reali interessi culturali, anche se probabilmente una parte dei suoi libri andò perduta, come si rileva dalla mancanza di opere di letteratura e di storia.
TC
Biblio.: Degli Agostini, 1752, p.6; Livi 1918, pp.45-51, p.78; Bacchelli 2004, p. 388.
