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L’origine della festa del Redentore

1576, 4 settembre

SenatoDeliberazioniTerra, reg. 51, c. 140v

A partire dal 1575 una gravissima epidemia di peste investì, assieme ad altre zone d’Italia, anche la capitale e l’intero territorio di terraferma della Repubblica. Il contagio colpì fino al 1577 molto severamente la città lagunare, provocando la morte di poco meno di 50.000 abitanti (un quarto della popolazione) e mettendo a durissima prova l’assetto sociale, politico ed economico dello Stato. Data l’estrema difficoltà della situazione, nel tentativo di limitare e contrastare l’espandersi del morbo furono rinnovate le ormai sperimentate misure di emergenza sanitaria e riprese a pieno regime l’attività dei celebri Lazzaretti; fu anche posta in essere una complessa organizzazione per garantire l’approvvigionamento di vittuarie a una città altrimenti priva di cibo. Per impetrare la cessazione del flagello, nel contempo, il Senato veneziano, con profondo sentimento religioso, fece però ricorso anche all’intercessione celeste: il 4 settembre 1576 il consesso decretò che il Doge formulasse il voto di edificare a spese pubbliche una nuova chiesa intitolata al santissimo Redentore, alla quale ogni anno si sarebbe recato processionalmente, con la massima solennità, nell’anniversario della liberazione dal contagio. Questo il testo integrale del voto pubblico decretato dal Senato il 4 settembre 1576:

.MDLXXVI. .IIII. settembre.

Da quello che si legge così nella sacra scrittura come nell’istorie delle cose passate si conosce chiaramente che quando la maestà d’Iddio flagella publicamente un popolo non si placa prima che non sia publicamente con ogni segno d’humiltà supplicata. Onde, affliggendo al presente questa città col flagello della peste, è molto ben conveniente che oltre quanto è stato fatto per il passato si continui a ricorrer all’infinita sua clementia per impetrar misericordia publicamente et con ogni devotione: però l’anderà parte che il serenissimo prencipe nostro con li magistrati et tutti li altri di questo consiglio, con le veste che portano ordinariamente, debbano andar li giorni prossimi di zuoba, venere et sabbato nella chiesa nostra di San Marco, dove doppo udita la messa sia fatta ogni giorno processione portando il Santissimo Sacramento et pregando sua divina maestà per la liberatione di questa città dal presente flagello; et il sabbato, giorno di Nostra Donna, finita la processione debba il serenissimo prencipe per nome publico far voto a sua maestà che si edificherà una chiesa a laude et gloria sua, intitulata al REDENTOR nostro, et che ogn’anno, nel giorno che questa città sarà publicata libera dal presente contagio, sua serenità et li successori suoi anderà solenemente a visitar la predetta chiesa, a perpetua memoria del beneficio ricevuto.

AP

Senato Deliberazioni Terra Registri reg 51 0281 140 v

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