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Le fraterne per il sollievo dei poveri. Frontespizio a stampa dei Capitoli dei Sopraprovveditori e Provveditori alla sanità per «la continuazione, rinnovazione e riforma delle fraterne dei poveri in ciascuna contrada della città»
1731, giugno. Venezia.
Capitolare a stampa rilegato con spago, frontespizio.
Fraterna dei poveri o per il sollievo dei poveri, busta 27, Capitolare.
Disposizioni date al medico e al chirurgo delle fraterne dei poveri tratte dal Capitolare per le fraterne dei poveri stampato e pubblicato per ordine del Magistrato alla sanità.
1787, 8 maggio. Venezia
Capitolare a stampa rilegato con spago, capitolo XI, pp. 49-50.
Fraterna dei poveri o per il sollievo dei poveri, busta 21, Fraterna poveri in S. Benetto (S. Benedetto, busta 1), unità n. 1, Capitolare.
Tra la fine del Seicento e i primi tre decenni del Settecento, a Venezia si verificò, per diretto interessamento del governo, una rapida diffusione delle «congregazioni dei poveri infermi» sorte a partire dal Cinquecento, e tali associazioni si estesero a tutte le parrocchie della città. Si venne in tal modo a costituire, grazie alla collaborazione tra clero e laici, una complessa rete di assistenza domiciliare a base parrocchiale incardinata su quelle che vennero chiamata le «fraterne dei poveri». Particolare attenzione era posta dai membri della congregazione all’assistenza sanitaria dei bisognosi. Fin dalle origini cinquecentesche, le fraterne stipendiavano a tale scopo «un medico ed un chirurgo» affinché si occupassero gratuitamente dei poveri, e ancora alla fine del Settecento tale pratica venne ribadita, come si può vedere dal capitolare del 1787. Dovere del medico e del chirurgo era di recarsi a visitare e curare qualsiasi povero della Fraterna che richiedesse il loro aiuto, «in qualunque ora fossero richiesti», animati oltre che da un «sentimento di umanità» dagli «allettamenti di pubblica rimunerazione». Le fraterne spendevano mediamente per il salario del medico 187,3 lire (pari a circa 30 ducati), e per quello del chirurgo 119,8 lire (meno di 20 ducati), anche se la spesa poteva variare in base alle risorse finanziarie delle fraterne. Una retribuzione non elevata, se paragonata allo stipendio annuale di un operaio veneziano con famiglia a carico (circa 100 ducati). I medici e i chirurghi a servizio delle fraterne potevano tuttavia svolgere la libera professione. Della loro opera di assistenza sanitaria svolta per conto delle fraterne non è purtroppo rimasta traccia negli archivi delle medesime: ricevendo un compenso annuale, i medici non lasciarono documenti relativi agli specifici servizi prestati.
PPDM
Biblio.: Pullan 1982, pp. 312-349; Vianello 2001, pp. 231-237; Woolf 1988, pp. 25-33.