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Galileo Galilei scrive a Giacomo Contarini intorno al movimento dei remi sulle galee
1593, 22 marzo, Padova
Bifolio cartaceo, 205 x 315 mm
Archivio proprio di Giacomo Contarini, b. 25
È quasi superfluo ricordare quanto il cantiere navale dell’Arsenale sia stato fin dal Medioevo fondamentale per la costituzione e il mantenimento dell’impero marittimo di Venezia, poiché detenne per secoli la vitale funzione di assicurare la continuità nella costruzione e nel varo di quelle navi che erano indispensabili per tutelare la sicurezza dei mari e garantire così i traffici. L’attenzione del governo della Repubblica per la «casa dell’Arsenale» fu dunque intensa e costante; essa si esercitava in particolare, rispettivamente dal XIII e dal XV secolo, grazie all’azione di due magistrature preposte, i Patroni e i Provveditori all’Arsenal, emanazione la prima del Maggior consiglio e la seconda del Senato. Altri organismi amministravano poi singole situazioni tecniche o vigilavano al fine di evitare intacchi di cassa. Nel secondo Cinquecento, dato l’intensificarsi dei timori per una nuova guerra col Sultano – che effettivamente scoppiò nel 1571 e comportò per Venezia, nonostante la vittoria di Lepanto, la perdita di Cipro – i controlli sull’efficienza dell’Arsenale si fecero ancora più stringenti. Fu in tale contesto che rivestì l’incarico di provveditore all’Arsenal un patrizio veneziano di notevole spessore culturale oltre che politico, uomo di vasti interessi, collezionista e interlocutore di artisti e scienziati: Giacomo (Jacopo) Contarini (1536-1595). Tra i tanti intellettuali di cui poteva vantarsi amico e corrispondente, Contarini contava anche Galileo Galilei, che dal 1592 aveva ottenuto la lettura di matematica nello Studio di Padova. Fu proprio a Galileo che egli si rivolse, chiedendogli un parere sul movimento dei remi che costituivano la propulsione delle galee, nerbo della flotta della Serenissima. Il 22 marzo 1593 lo scienziato pisano gli rispose, tra l’altro, che «Quanto al far maggiore o minor forza, nel pingere avanti il vassello, l’essere il remo posato sul vivo o fuori non fa differenza, sendo tutte l’altre circostanze le medesime, et la ragione è che, sendo il remo quasi una leva, tutta volta che la forza, il sostegno et la resistenza la divideranno nella medesima proporzione, opererà col medesimo vigore; et quest’è propositione universale et invariabile», esprimendo, nel prosieguo del testo, molte considerazioni sul funzionamento della leva.
La nota di Galileo fu conservata dall’interlocutore tra le proprie carte. Contarini aveva stabilito per testamento che all’estinguersi del ramo familiare di appartenenza i beni sarebbero dovuti pervenire alla Repubblica, e fu per tale motivo che i volumi della biblioteca furono destinati alla Marciana, mentre i molti documenti, portato della vita pubblica e privata del patrizio, confluirono nell’archivio della Secreta, che poi giunse ai Frari. Negli anni Sessanta, M.F. Tiepolo riordinò magistralmente l’archivio proprio di Contarini, restituendo quindi agli studiosi l’importante testimonianza sui poliedrici interessi e le tante attività di un protagonista del Cinquecento veneziano.
AP
Biblio.: Favaro 1883, p. 160; Lettera di Galileo Galilei 1890; Opere, p. 48; Renn - Valleriani 2000, pp. 481-503; Carnemolla 2008, pp. 55-70.

