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Carlo Goldoni chiede una privativa ventennale per l’edizione completa delle sue opere
1760, dicembre
Bifolio cartaceo legato in filza, 200 x 280 mm
Riformatori allo Studio di Padova, b. 28, cc. 19-28
Nella Venezia del XVIII secolo la competenza di istruire le pratiche in materia di stampa e di censura spettava alla magistratura dei Riformatori allo Studio di Padova, organo composto da tre patrizi, creato nel primo Cinquecento e dotato di estesissima autorità su tutto ciò che oggi si direbbe attinente alla “cultura”: in primo luogo sull’Università di Padova, unica esistente negli Stati veneti, ma anche sull’istruzione e sulle scuole in genere, sulle pubbliche librerie e sulle accademie, che erano all’epoca assai diffuse. Nel dicembre 1760, pertanto, il commediografo Carlo Goldoni, «umilissimo servo e suddito fedelissimo di vostra serenità», indirizzò formalmente al Doge, come sempre si doveva (ma in realtà ai riformatori Angelo Contarini, Bernardo Nani e Francesco Morosini), una «supplica». Premettendo che, «datosi da molti anni allo studio delle opere teatrali, ebbe la fortuna di vedere le sue produzioni compatite e aggradite sul teatro non solo, ma colle stampe ancora», Goldoni lamentava però che le almeno «dodici varie impressioni» edite fino a quel momento fossero tutte «a brani a brani stampate, male impresse, scorrette, senza alcun fregio, con poco decoro dell’autore e della patria dove sono nate». Per rimediare a tale situazione, egli annunciò di avere allora concepito un ambizioso disegno editoriale: «la vasta idea di unirle tutte in una sola edizione, comprendendovi in vari tomi, che arriveranno forse ai cinquanta, tutte le sue commedie, tragedie, tragicomedie, drammi seri, drammi buffi, farse, introduzioni, intermezzi, e di più tutte le di lui poetiche composizioni volanti, stampate in varie occasioni e non stampate, unendovi trenta e più pezzi teatrali fin’ ora inediti ed altri che andrà componendo». Goldoni desiderava dunque ottenere dalle autorità l’autorizzazione e la concessione del «privativo privileggio per anni vinti» alla progettata stampa dei volumi, e comunicava di volersi avvalere dello stampatore Giovanni Battista Pasquali. Preso atto che Goldoni «intende di valersi de’ veneti torchi e di adornare la stampa in modo per cui venga credito alle stesse venete impressioni», i Riformatori accordarono al commediografo la privativa richiesta per i tomi, che si sarebbero intitolati «Opere tutte di Carlo Goldoni». L’edizione Pasquali del teatro goldoniano prese in effetti immediato avvio nel 1761.
AP
Biblio.: Lettere 1880, p. 90; Goldoni 1956, p. 418; Strappini 2001.
