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Antonio Maria Zanetti scrive agli Inquisitori di Stato circa i beni artistici veneziani
[1773 ineunte]
bifolio cartaceo
Consiglio di dieci, Deliberazioni, Secrete, filza 74
Forte di un’esperienza sul campo pluridecennale, all’inizio dell’anno 1773 Zanetti si rivolge agli Inquisitori di Stato, il supremo tribunale in materia politica e di sicurezza della Repubblica.
Dapprima rivendica la propria attività storiografica come una premessa fondamentale per la conoscenza del patrimonio veneziano e precisa: «Avendo io scritto e pubblicato […] un libro che contiene tutta l’istoria della pittura veneziana, […] dovei vedere, rivedere ed esaminare più e più volte tutti i pubblici quadri, che esistono ne’ palazzi, nelle chiese ed in altri luoghi della città e delle isole circonvicine. Ciò facendo trovai con mio dolore, che alcuni tra i migliori erano naturalmente danneggiati dal tempo, alcuni negletti; ed altri infine ne trovai mancare, per essere stati asportati arbitrariamente e venduti, anche per poco prezzo a stranieri compratori». Infine consiglia «che si comandasse un esatto catalogo o inventario delle pitture scelte, (…) degne singolarmente della pubblica tutela» esistenti in chiese, scuole, oratori, «a norma del quale, intimato che fosse a rispettivi sopraintendenti o direttori de’ luoghi istessi, in forma di consegna, restasse impedito ogni qualunque arbitrario asporto o vendita di esse pitture».
Per Zanetti l’occhio del conoscitore è da porre al servizio dello Stato e della pubblica utilità. Nella proposta per l’organizzazione di un nuovo sistema di tutela presentata da Zanetti agli Inquisitori di Stato, diversi sono gli elementi da sottolineare. Prima di tutto la consapevolezza che il patrimonio artistico rappresenta un valore determinante per l’apprezzamento che Venezia suscita tra gli studiosi. Ne deriva l’esigenza imprescindibile di tutelare quel patrimonio e di allargare la giurisdizione dello Stato su di esso. Strumento indispensabile per garantire la tutela è, infine, la catalogazione e su questo fronte Zanetti sembra essere tra i primi nel territorio italiano a proporre una simile attività sistematica.
SA
Biblio.: Fulin 1868, pp. 91-97; Olivato 1974, pp. 53-62; Condemi 1987, pp. 104, 189-190; Piva 2014, pp. 97-100.