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Nuovi orizzonti. Appunto dei Cinque savi alla mercanzia circa il trattato di commercio tra la corte imperiale di Moscovia e la Repubblica di Venezia
1786, 30 agosto
Miscellanea di atti diversi manoscritti, b. 37
Seppure oramai notevolmente ridimensionata nel suo ruolo politico generale dagli equilibri consolidatisi tra le grandi potenze europee, e contestualmente ridotta, nella rete degli scambi commerciali e nelle attività economiche, a una scala sostanzialmente locale ben più contenuta rispetto al passato, neppure verso la fine del XVIII secolo, tuttavia, la Repubblica di Venezia si precludeva la possibilità di aprire e mantenere relazioni con paesi lontani, che le consentissero eventualmente di sottrarsi all’abbraccio sempre più pressante e soffocante della casa d’Austria. Le avances diplomatiche dei rappresentanti statunitensi in missione a Parigi, Franklin, Jefferson e Adams, non pervennero a buon fine, poiché prevalse il timore di inimicarsi l’Inghilterra; meglio andò invece, negli stessi anni, con una grande entità orientale, la Russia, che sullo scorcio del Settecento si andava sempre più affermando come una variabile indipendente rispetto alla dicotomia continentale asburgico-borbonica. Contatti con la sfera d’influenza moscovita erano intercorsi anche in precedenza, ad esempio con gli inviati della Moscovia giunti a Venezia tra 1580 e 1582, e con altri in seguito. Duecento anni dopo, la Russia di Caterina II costituiva però una realtà di spessore ben diverso, e stava incrementando costantemente, con la forza delle armi, la propria influenza in Oriente, a spese del declinante potere ottomano. La flotta russa, inoltre, varcati gli Stretti, si affacciava ormai anche nel Mediterraneo, sfera diretta della sempre più limitata azione della Serenissima. La diffidenza di Venezia verso il colosso zarista rimaneva quella di sempre, motivata dal timore che il comune credo ortodosso potesse portare a un’indebita pretesa di patronato sui sudditi greci della Repubblica, dall’allarme per una plausibile appropriazione di preziose lavorazioni industriali veneziane e soprattutto per l’insicurezza che un troppo repentino modificarsi degli equilibri turco-russi poteva generare. Tuttavia, non si rifiutarono a priori le opportunità che un rinnovato scambio commerciale con il gigante orientale pareva offrire. Testimonianza degli approcci avutisi nell’ultimo quarto del XVIII secolo sono principalmente le attività dei Cinque savi alla mercanzia, organismo deputato al commercio, tese a giungere a un accordo commerciale con l’Impero russo, l’apertura di una rappresentanza diplomatica della Serenissima a San Pietroburgo, con presenza stabile di un «nobile», e la vicendevole inaugurazione di un consolato russo a Venezia, affidato alle cure del corfiota Paolo Filli.
AP
Fonti: Legazione a Pietroburgo, regg. e filze 21 (1783-1797, con docc. tino al 1799); Consolato russo a Venezia, bb. 28 (1774-1806).
Biblio.: Alberti 1932; Longworth 1986; Foscari 1993.

